IL PLANTARE NELL’ATTIVITA’ SPORTIVA

IL PLANTARE NELL’ATTIVITA’ SPORTIVA

Approfondimento a cura di T.O. Fabrizio Iacobucci.

BIOMECCANICA DEL GESTO TECNICO

Il piede, definito già da tempo organo di senso e di moto, è probabilmente la sezione del corpo che maggiormente risente delle varie funzioni che assume durante la pratica sportiva.

Esso è infatti responsabile dei vari aggiustamenti propriocettivi che vengono messi in atto durante la fase di rilassamento del passo, ovvero la fase di appoggio al terreno(organo di senso) e della fase di irrigidimento ovvero laddove serve la spinta necessaria per procedere nel movimento(organo di moto).

Sia negli sport in cui è previsto uno spostamento più o meno lineare, come nella corsa, sia in quelli in cui è predominante una serie di rapidi spostamenti anche laterali, come il tennis, è la combinazione di senso e moto del piede legato ai segmenti muscolo scheletrici più alti, a dar vita al gesto tecnico sportivo.

Qualunque sia l’attività praticata (corsa, trekking, basket, calcio, tennis, pallavolo, pattinaggio, golf ecc…) il piede avrà dei carichi di lavoro maggiori per supportare e sopportare il gesto atletico, ben diverso rispetto alla quotidianità.

Nella corsa, ad esempio, l’appoggio al terreno è quasi sempre più anteriorizzato rispetto alla deambulazione andando a sollecitare maggiormente la zona del mesopiede- metatarsale esterna .In questa fase la fascia plantare ,il tendine d’Achille con i muscoli del Polpaccio, Soleo e Gastrocnemio, avranno la funzione di cuscinetto andando ad ammortizzare il contatto al suolo, supportati dalla leggera flessione di ginocchio e anca con un diretto interessamento dei muscoli estensori quali il quadricipite femorale, il grande e medio gluteo e gli Ischiocrurali. Nella fase successiva, ovvero quella intermedia e di spinta, il piede procederà nello spostare il carico più medialmente sfruttando la potente azione di avvolgimento dell’elica podalica con diretto interessamento dell’alluce che sarà l’ultima sezione del corpo a staccarsi dal terreno.

In sport quali ad esempio il Basket ed il tennis, in cui i cambi di direzione laterali sono più frequenti la cinematica della corsa rimarrà più o meno la stessa ma si avrà un appoggio al terreno più spostato verso il baricentro con uno sfruttamento maggiore dei muscoli stabilizzatori della caviglia quali i Peronieri e il tibiale posteriore e dell’anca come il Gracile , il tensore della fascia lata e gli adduttori.

Occorre ricordare inoltre la funzione dei segmenti più alti che entrano in gioco per la stabilità del corpo nello spazio e per scaricare le molteplici sollecitazioni date dalla ripetizione del gesto sportivo quali ad esempio la muscolatura addominale e la muscolatura della schiena, specialmente la fascia lombare.

 

INDICAZIONE ALL’ORTESI PLANTARE SPORTIVA

Come abbiamo visto, nel movimento e più in particolare nello sport il piede è in stretto rapporto con tutte le articolazioni e muscoli del nostro corpo, arrivando ad influenzarsi a vicenda circa uso e funzione anatomica. Per questo motivo lo specialista Tecnico Ortopedico rimane la sola figura professionale sia a livello giuridico, che per competenze, incaricato di poter realizzare un ortesi plantare in grado di poter lavorare su più livelli anatomici.

Inevitabile dovrà essere la sinergia con le altre figure professionali (Fisioterapista, personal trainer, coach ecc.) e in modo particolare con lo specialista medico in quanto la “PRESCRIZIONE” è un elemento imprescindibile per la realizzazione del plantare.

Vi è l’indicazione al plantare sostanzialmente per tre motivi:

-in caso di sintomatologia dolorosa dovuti a fattori acquisiti (carico di lavoro) o a fattori genetici (particolare morfologia di uno o più distretti anatomici)

-prevenzione per un potenziale infortunio

-miglioramento della stabilità o della performance sportiva.

Nel caso di un sintomo doloroso da sovraccarico/genetico lo specialista medico determinerà tramite visita clinica o per mezzo di esami diagnostici il tipo di lesione o di infiammazione e valuterà il tipo di intervento per poter riprendere il movimento nel minor tempo possibile.

Le principali patologie Per il piede sono ad esempio la fascite plantare, la metatarsalgia, l’infiammazione del tendine d’achille o le lesioni del tibiale posteriore; per il ginocchio ad esempio l’infiammazione della” Zampa d’Oca“, della bandelletta ileotibiale o  per le instabilità dovute al crociato anteriore; condizioni invalidanti per lo sport che possono essere gestite in multidisciplinarità tramite azione analgesica, intervento fisioterapico e un ortesi plantare ben progettata.

La prevenzione è altresì fondamentale per uno sportivo, in modo da poter bloccare in anticipo il potenziale sviluppo di un infiammazione. Può capitare ad esempio che oltre alla giusta preparazione muscolare mirata allo specifico sport che si pratica, ci sia bisogno di andare a compensare, riequilibrare o supportare un segmento corporeo che si valuti lavorare in modo anomalo e potenzialmente pericoloso. É il caso ad esempio delle importanti dismetrie/eterometrie che generano un carico asimmetrico degli Arti Inferiori, o della morfologia in varo o in valgo della tibia e delle ginocchia che nel lungo periodo potrebbero causare degenerazioni Meniscali con conseguente conflitto Femoro-Tibiale. Una particolare attenzione in termini di prevenzione va data anche al piede, estremamente diversi da persona a persona, e con caratteristiche morfologiche che potenzialmente alla lunga potrebbero portare instabilità, infortuni o lesioni cutanee. Per citarne alcuni, la  conformazione del piede Cavo-Supinato, più soggetto a Fasciti Plantari o ad instabilità della caviglia in laterale; o al piede Piatto-Pronato più rigido e quindi più soggetto nella corsa ad infiammazione del calcagno o del tendine d’Achille; una conformazione ossea o articolare che comporta degli attriti nella calzatura e la conseguente comparsa di lesioni cutanee.

Negli ultimi anni si è visto come si faccia sempre più attenzione alla ricerca del gesto tecnico che permetta il massimo rendimento con il minor sforzo possibile, supportato sia dall’avvento delle nuove tecnologie che dai materiali sempre più specifici. In questa giungla di attrezzature specifiche si sta facendo largo sempre più l’ortesi plantare, sia che si tratti di atleti agonisti sia amatoriali. E’ il caso ad esempio del podista che cercherà un plantare specifico per migliorare, ad esempio, la propulsione o la fase di contatto al terreno o della pattinatrice che avrà bisogno di poter migliorare la sensibilità al suolo con un ortesi propriamente propriocettiva.

 

 

PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DI UN ORTESI SPORTIVA

Conoscere la biomeccanica del movimento nel gesto atletico e le varie funzioni acquisite dal piede e dall’apparato muscolo-scheletrico durante il gesto atletico è indispensabile per una corretta progettazione del plantare. Fondamentale sarà inoltre la sinergia che questo dovrà avere con il suo involucro, sia esso una calzatura specifica, uno scarpone da sci o da pattinaggio o uno scarpino da calcio o rugby. In questo siamo aiutati negli ultimi anni da materiali sempre più sottili e performanti che ci permettono di ottenere ottimi risultati con un ingombro di pochi millimetri.

Il paziente/atleta verrà sottoposto ad una valutazione clinica in cui verranno valutati gli appoggi al terreno nelle varie fasi in combinazione con quello che accade nei distretti superiori con il ginocchio, l’anca e la postura del rachide per valutare eventuali sovraccarichi anomali o potenzialmente critici. Di particolare importanza sarà poi il ritmo pelvico in quanto la muscolatura bacino/anca , come abbiamo visto ,è fondamentale per la stabilità e la reattività del gesto atletico. Si procederà poi con la presa delle misure tramite calco gessato o da grafico in base alla tipologia di plantare e alla scelta dei materiali. Per questa tipologia generalmente vengono usati delle combinazioni di densità diverse in base al tipo di sostegno o supporto che si vuole dare.

I materiali in Eva generalmente risultano una buona base, seguito poi da sostegni più rigidi a contatto con la scarpa e da inserti mirati in lattice o in memory foam. Il rivestimento generalmente sarà in tessuto tecnico particolarmente resistente agli attriti ma indispensabilmente traspirante.

Qualsiasi sia la funzione che il plantare deve avere è estremamente importante l’assoluta personalizzazione dell’ortesi sia nella fase di valutazione e presa misura che nei controlli periodici programmati. Il feedback del paziente è indispensabile per la buona riuscita del trattamento.